Renato Guttuso (Bagheria, 26 dicembre 1911 – Roma, 18 gennaio 1987), è stato un pittore e politico italiano.
Nel 1928 partecipò alla sua prima mostra collettiva a Palermo, ma ormai da quando aveva 13 anni firmò i suoi quadri dipinti su tavolette di legno delle quali utilizza le venature del legno come elemento decorativo.
Già i primi quadri, prettamente realisti e naturalisti, mostravano un'esecuzione figurativa di temi ancorati al mondo contadino, rurale, popolare, quindi temi sociali o soggetti dichiaratamente politici.
Mentre frequentava il liceo a Palermo passava il tempo libero nella bottega del futurista Pippo Rizzo, sfruttando l'opportunità di allargare la sua visione della pittura, avvicinandosi al movimento futurista ed al plasticismo di "Novecento". Lo stile di Renato Guttuso, già alla fine degli anni Venti, era approdato ad una forma pittorica brillante e luminosa, con tonalità aspre e contrastanti.
Nel 1930 ottenne grande successo alla I Quadriennale di Roma, tant’è che questo evento lo portò a decidere di abbandonare gli studi universitari.
Nel 1933 scrisse, per il quotidiano palermitano "L'Ora", un articolo su Pablo Picasso, l'artista spagnolo che fu il suo principale modello stilistico e morale per tutta la vita.
Qualche anno dopo decise di trasferirsi a Roma dove entrò in contatto con gli artisti della “scuola romana”.
Guttuso divenne ben presto il portavoce di una giovane generazione di artisti che avevano sviluppato sempre di più un’avversione nei confronti della politica e delle mode culturali del regime fascista, già negli anni prima della guerra. Parallelamente all’impegno che Guttuso impiegava per il suoi ideali su giornali e riviste, li illustrava anche in una serie di opere di grandi dimensioni, come ad esempio “Fucilazione in campagna" del 1938-39, dedicata a Federico Garcia Lorca.
Allontanatosi da Roma per motivi politici nel 1943, si rifugiò a Quarto in provincia di Genova, ritornando nella capitale l'anno dopo per partecipare alla Resistenza.
Fu protagonisti della mostra "L'arte contro la barbarie", organizzata da "L'Unità", per la quale espose i disegni sulle atrocità della guerra. Negli anni del dopoguerra, partecipò alla discussione ideologica fra pittori figurativi ed astratti. In vari articoli Guttuso si batteva a favore di un realismo descrittivo che considerava più popolare e accessibile alle masse e seguiva stilisticamente il periodo blu di Pablo Picasso.
Durante gli anni Cinquanta fu il principale esponente di una corrente "realista", politicamente impegnata a fianco del P.C.I. spesso polemicamente in lotta con le tendenze "formaliste" di molta arte astratta.
Nel 1968, si recò a Parigi dove ritrasse i giovani nelle prime marce di protesta in quello che diverrà nel tempo il leggendario "maggio francese".
L’anno dopo si trasferì stabilmente a Roma, dove iniziò il suo periodo più intimo, durante il quale realizzò una serie di quadri prettamente autobiografici.
Sicuramente il suo spirito polemico affiorò raggiungendo l’apice, nella grande tela “I funerali di Togliatti” del 1972, che divenne l’opera manifesto dell’antifascismo.
Negli anni della maturità continuò a dipingere grandi affreschi di eventi contemporanei, spesso con toni allegorici, immagini di ispirazione autobiografica e contadina, politicamente connotate.
Tra gli artisti italiani più noti all'estero, Guttuso ha ottenuto numerose mostre prestigiose, fra cui una retrospettiva al Museo Puskin di Mosca ed all'Ermitage di Leningrado. Ha insegnato pittura all'Accademia di Belle Arti di Roma ed è stato Visiting Professor alla Hochschule fur Bildende Kunste di Amburgo.
Nominato senatore della Repubblica italiana nel 1976.