Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado, 22 marzo 1894 – Monte Vidon Corrado, 11 ottobre 1958) è stato un artista e pittore italiano.
La sua formazione cominciò nel 1908 quando, appena quattordicenne, si trasferì a Bologna per frequentare l’Accademia di Belle Arti dove conobbe, tra gli altri, il pittore Giorgio Morandi. Il suo interesse si concentrò fin da subito sulle avanguardie francesi, al quale abbinava parallelamente la lettura dei primi cataloghi sull’impressionismo, ma ebbe anche contatti con l’ambiente futurista al quale sentì sempre di non appartenere.
Nel 1914 a Bologna furono presentate per la prima volta al pubblico alcune delle sue opere, nella mostra collettiva dei “Secessionisti” che si tenne nei sotterranei dell’Hotel Baglioni e alla quale esposero insieme a lui Bacchelli, Morandi, Pozzati e Vespignani.
L’anno seguente partì volontario per combattere nella Prima Guerra Mondiale ed in seguito a una grave ferita alla gamba che lo rese claudicante per tutta la vita, venne congedato e nel 1916 si recò a Parigi dove abitava la sua famiglia. Fu proprio a Parigi che nel 1917, assistette alla celebre prima di "Parade" al Teatro dello Châtelet, sostenendo con entusiasmo l’opera di Picasso e Cocteau da lui conosciuti al Cafè de la Rotonde, insieme al mercante d’arte Leopold Zborowski che in seguito divenne suo collezionista.
Qualche mese dopo, sempre nella capitale francese ebbe modo di conoscere il pittore Amedeo Modigliani con il quale divenne particolarmente amico, tant’è che lo stesso Modì realizzò un suo ritratto che però qualche anno dopo fu distrutto in un incendio. Nella capitale francese espose a tre Salons d’Automne e a tre Salons des Indipéndants, nonché a una mostra di pittori italiani a Parigi organizzata da Mario Tozzi.
Dopo aver partecipato con tre opere a una mostra del Novecento Italiano, con la pittrice svedese Nanny Hellstrom sposata nel 1925 e dopo diversi viaggi a Parigi, in Svezia e in altri paesi europei, tornò in Italia ritirandosi nel suo paese natale dove visse fino alla morte. E’ proprio il forte legame con la sua terra di origine che fa definire Licini come un artista Glocal, un sillogismo tra globale e locale; infatti fu sempre un artista aggiornato e informato sul clima internazionale, ma allo stesso tempo ebbe sempre salde le sue radici nel territorio marchigiano dove nacque.
Licini crebbe sempre fermamente nella necessità di liberarsi da appartenenze o stili troppo rigidi che spesso diventavano prigioni per gli artisti e mantenne sempre fede a questo principio, tant’è che passò dal figurativo all’astrattismo per sottostare all’idea che un artista deve dare immagine a quello che sente interiormente e farlo nel modo più autentico possibile.
Quando dopo il 1930, e fino circa al 1940, Licini si interessò di astrattismo, distrusse buona parte delle tele del periodo precedente.
Nel 1934 venne fondato, presso la Galleria del Milione, il gruppo degli astrattisti italiani composto da Licini, Fontana, Reggiani, Soldati, Veronesi, Melotti e Gihiringhelli. La loro uscita pubblica coincise, nel marzo del 1935, con la "prima mostra collettiva di arte astratta italiana" alla quale partecipò con sei opere.
Nello stesso anno tenne la sua prima mostra personale a Milano, presso la Galleria del Milione nella quale espose 37 dipinti ed alcuni disegni.
Dal 1950 cominciò il periodo più intenso e bello dell’opera di Licini. Il successo ormai crescente della sua arte fu suggellato dalla presentazione da parte di Apollonio della personale alla XXIX Biennale del 1958. Furono 41 le opere esposte e Licini venne insignito del Gran Premio Internazionale per la pittura.