Francesco Clemente (Napoli, 23 marzo 1952) è un pittore e disegnatore italiano. Trascorse a Napoli l’infanzia e l’adolescenza dove fu a stretto contatto con i quadri del ‘600. Ben presto iniziò a dipingere come autodidatta fin quando non si trasferì a Roma per frequentare la facoltà di Architettura che non terminò mai. Fu proprio il suo soggiorno romano che gli permise di conoscere artisti come Cy Twombly e Alighiero Boetti, che influenzarono i suoi esordi artistici.
Nel 1971 tenne la sua prima mostra personale a Roma alla Galleria di Valle Giulia e successivamente andò in India dove aprì uno studio nella città di Madras. Dal 1979 si avvicinò al movimento della Transavanguardia teorizzato dal critico d’arte Achille Bonito Oliva, e del quale divenne una delle figure più rappresentative insieme ad altri artisti come Sandro Chia, Mimmo Paladino, Nicola De Maria ed Enzo Cucchi. A partire dagli anni ’80 iniziano i suoi maggiori successi, quando si acclara come un artista internazionale, dopo aver partecipato anche alla Biennale di Venezia e di New York, dove ebbe l’occasione di conoscere Andy Warhol e Keith Haring. Negli anni a seguire la sua produzione artistica, che appare con regolarità anche in tutti i paesi europei, contò sulla collaborazione con gallerie importanti, tra le altre la Gallery di New York di Leo Castelli. Realizzò una serie ispirata alle stazioni della via Crucis, produsse anche numerosi libri, una raccolta di fotografie di architettura ed un gruppo di miniature dipinte in collaborazione con gli artisti indiani di Madras. Le sue mostre personali in Europa e negli Stati Uniti sono molto frequenti, e quella della Galleria d’Arte Moderna di Bologna è un’anticipazione della grande mostra che successivamente gli dedicherà il Guggenheim Museum di New York.
Profilo artistico sempre più solitario e innovativo che ne ha accresciuto la fama e il successo internazionale. Nel corso della sua carriera, ha attraversato, sviluppato, abbandonato e poi ripreso temi ed ossessioni come ad esempio il sesso. Dopo la retrospettiva dell’ottobre 2003 al Museo Nazionale, che ha segnato il ritorno di Clemente a Napoli, città nativa nella quale non aveva mai esposto la propria opera, l’artista ha realizzato per il Madre un affresco di proporzioni monumentali, articolato in due sale, e un pavimento in ceramica, ripercorrendo con la memoria dell’infanzia luoghi e simboli antichi di Napoli e che è tutt’ora parte della collezione permanente del museo.