Domenico Gnoli (Roma, 3 maggio 1933 – New York, 17 aprile 1970) è stato un pittore, illustratore e scenografo italiano.
Era figlio di uno studioso di storia dell'arte e di una ceramista, cresciuto in un raffinato clima culturale, con ottime conoscenze dell'arte classica grazie all'insegnamento del padre, a soli diciassette anni allestisce la sua prima mostra.
Artista pop per l'attenzione all'oggetto comune, con richiami al Nouveau Réalisme nell'interesse al frammento, classico nel ricordo della tradizione coloristica italiana dovuta soprattutto all'educazione paterna, Gnoli sviluppa un suo personalissimo linguaggio privo di riscontri analoghi nelle esperienze contemporanee.
Nascono così le sue riproduzioni su scala macro di oggetti comuni, di dettagli ingigantiti, nell’opera "Il ricciolo" del 1968 di particolari ingranditi di arredi e vestiari, di tessuti, cravatte, abiti, coperte, biancheria, dove la trama della tessitura, grazie ad una tecnica raffinata e mai appariscente, si impone per una grande intensità espressiva
Avvicinato anche all'Iperrealismo di matrice americana, forse con insufficienti motivazioni, giudicato da alcuni osservatori piuttosto freddo, probabilmente per una lettura parziale della sua opera, Gnoli si distacca nettamente dalla poetica pop soprattutto per la sua "presenza" nell'opera e per l'utilizzo di un linguaggio peculiare attivamente immaginativo, che travalica ogni falso problema di stile, che esprime idee personali senza limiti mentali e senza condizionamenti esterni: da ciò scaturisce la magia dei suoi oggetti-simbolo collocati in dimensioni interiori, feticci surreali sospesi in una realtà metafisica dove anche le cose hanno un'anima.