Chia, Clemente e Paladino
opere di Sandro Chia, Mimmo Paladino, Francesco Clemente
Teorizzata dal critico d’arte Achille Bonito Oliva la Transavanguardia è stato un momento fondamentale per l’arte che ha chiuso il secolo XX. Anni in cui si era manifestato un preponderante desiderio di tornare a dipingere e quindi di abbandonare il tono freddo e distaccato dell’arte povera e concettuale. La pittura con Chia, Clemente, Paladino è tornata tra la fine degli anni 70 e i primi 80, ad essere protagonista non solo delle gallerie d’arte e musei, ma anche dei gusti del pubblico. Questo “ritorno alla pittura” fu salutato come una liberazione nelle fiere e nei musei, perché ormai il concettuale era diventato sterile e accademico. In secondo luogo l’Italia ha ritrovato in questo modo le sue radici e la propria cultura. L’arte italiana è fondamentalmente legata alla pittura e al colore, e gli artisti in mostra lo dimostrano ampiamente. La Transavanguardia non indulge nella citazione, ma va oltre le avanguardie senza negarle, anzi accettandole ed esaltandole. Sandro Chia dimostra non solo una facilità di composizione e di uso della linea-colore straordinarie, ma anche una capacità di attraversare le tecniche e gli stili con una consapevolezza unica. Più duro e “primitivo” il discorso di Mimmo Paladino, denso di riflessi arcaici e mediterranei, che si sviluppa attorno al tema dei frammenti e della memoria. Molto interessante anche il lavoro di Francesco Clemente “Autoritratto” in cui le influenze orientali appaiono in un colore smaterializzato e nella evanescenza delle linee che tracciano lo spazio senza scalfirlo.
Comments are closed.